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Cannes 2011 – Midnight in Paris, Woody Allen e l’arte di ridere

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CANNES – Dedicato a chi pensa che l’arte è noiosa e non c’è niente da ridere. Al Festival per l’undicesima volta (la terza negli ultimi quattro anni), sempre fuori concorso, Woody Allen, 76 anni dietro l’angolo, svolge con leggerezza e il tocco dei giorni migliori, in Midnight in Paris (che apre la 64ª edizione) il tema dell’artista che è un eterno bambino e mescola amore, arte, letteratura e sogno in un incastro divertente di sdoppiamenti temporali e citazioni dotte (ma non pensate a qualcosa di barboso…), nella cornice oleografica di una Ville Lumiere da catalogo turistico. Gil (Owen Wilson, un replicante – in bello – del Woody tenero e impacciato di quando Allen era ancora abbastanza giovane per recitare), sceneggiatore hollywoodiano di successo con prodotti di cassetta, ma con timide velleità di scrittore alimentate da miti letterari come Scott Fitzgerald, Hemigway e Faulkner, è a Parigi con la promessa sposa Inez (una Rachel McAdams perfetta nel tratteggiare la californiana tutta boutique e feste in trasferta a Parigi), al seguito dei futuri suoceri in viaggio d’affari (basta un ciak a definire la distanza siderale tra la sensibilità naif di Gil e lo snobismo imbottito nei dollari dei due genitori di Inez, che diffidano apertamente delle sue aspirazioni considerate velleitarie). La magia della capitale francese, di cui Allen ci mostra con fotografia volutamente da cartolina praticamente tutti gli scorci più tipici (dalla Tour Eiffel alla Senna, ai Musei più famosi, non manca quasi nulla), farà scoprire a Gil il vero amore (non si fa peccato a rivelare che non si tratta di Inez…). Per compiere questo percorso, serve l’invenzione di una magia che si compie allo scoccare della mezzanotte (Midnight in Paris). Gil si trova proiettato – non vi diremo come – in una dimensione temporale parallela che lo porta negli Anni Venti, in quella Belle Epoque da lui vagheggiata, a contatto con una serie di artisti famosi e trasversali per arti frequentate (Scott Fitzgerlard, Hemingway, Picasso, Gauguin, Dalì, Man Ray, Bunuel, ma l’elenco è lungo), tutti impersonati da bravissimi attori (che bravo Adrien Brody – ricordate Il pianista? – in un ruolo brillante). Nelle mani di Woody Allen, l’arte diventa divertente, i dialoghi più surreali regalano folgoranti battute. E non è necessaria la laurea (la cultura però aiuta) per gustarsi le citazioni che il charleston artistico di Allen mette in scena con ritmo, aiutato da un gruppo di attori ben assortiti, nel quale resta inspiegabile la presenza della première dame di Francia, Carla Bruni. Per lei sembra più adeguato il ruolo da consorte di monsieur Sarkozy che quello di attrice. Importante: dopo un utilizzo persino eccessivo, in lavori recenti, di un linguaggio piuttosto crudo e sboccato, Allen dimostra che si può regalare risate intelligenti senza riferimenti sessuali o turpiloquio dilagante. Prendere nota, commedianti italiani.

Clicca qui per vedere il video incorporato.


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